Appuntamenti settimanali dal medico, telefonate allarmate, pillole per ogni evenienza sempre appresso…

E’ questa la vita di chi soffre di ipocondria, patologia che non colpisce solo gli anziani.
Grazie, infatti, alla facilità di recupero delle informazioni attraverso internet,
sempre più persone ricercano dolori e malesseri nel web,
generando quello che è stato definito “supercondriaco”.

Se avete visto il film di Dany Boon sapete di cosa stiamo parlando.
Il “supercondriaco” ha paura del contatto con altre persone,
per questo ha pochi o nessun amico,
e vive davanti al computer alla ricerca di informazioni sulle sue presunte malattie.

Secondo i dati del Censis 18 milioni di italiani si documentano online sulla salute,
il 3% soffre di vera e propria ipocondria e il 10% di patofobia
(la paura di avere una specifica malattia),
cioè quasi 8 milioni di persone di cui solo una minima parte
è rappresentata da persone Anziane.

Esiste una cura? Spesso i disturbi da ipocondria derivano da situazioni familiari difficili,
per cui si ricercano da adulti quelle attenzioni che da bambini non si sono ricevute.
Per questo i medici consigliano un percorso di analisi unito al sostegno di chi ci sta accanto.

Quindi sì, una cura esiste.

Un solo consiglio: non cercatela su internet.

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