Arnaldo Pomodoro, il più grande scultore del XX e XXI secolo, ha raggiunto il traguardo dei 90 anni e Milano, la città che da oltre 60 anni lo ha adottato, diventando a tutti gli effetti la sua nuova casa, lo festeggia con una grandiosa antologica: ben due mesi di esposizioni site in quattro sedi diverse per permettere a tutti, cittadini e turisti, estimatori dell’artista o meno, di scoprire il mondo di Arnaldo Pomodoro con un percorso completo attraverso la città spettatrice della sua evoluzione.

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Arnaldo Pomodoro si dichiara imbarazzato all’idea di doversi sentire orgoglioso della sua arte, dal momento che non è un’invenzione da considerarsi oggettivamente utile. Eppure, la sua arte, pur non essendo “utile” e pur rimanendo lo sfogo personale di un ragazzino inquieto e curioso, isolato, ma con un universo di sogni brulicanti in testa, ha segnato indiscutibilmente gli spazi con la quale è entrata in contatto e che ha irreversibilmente modificato.

In effetti, la vita di Arnaldo Pomodoro comincia a Morciano di Romagna nel 1926, ma l’artista si distacca ben presto dalla sua terra natia per scoprire l’universo circostante e da quel momento in poi la sua esistenza è un infinito susseguirsi di scoperte e incontri: dapprima un gioielliere di Pesaro che crea i suoi monili colando l’oro tra due ossi di seppia, enorme fonte di ispirazione dal punto di vista tecnico, poiché l’artista imparerà a fare lo stesso con il piombo fuso sul fornello a gas; in seguito verranno gli incontri con Peggy Guggenheim che avrebbe poi portato una delle celeberrime “sfere” di Arnaldo Pomodoro al MoMa e infine l’illuminazione dell’acceleratore di particelle che l’artista poté osservare a Stanford nel 1966, un pozzo sul fondo del quale brulicavano esseri umani. Lì, dichiara lo scultore, ha compreso come fosse possibile occupare lo spazio.

Ed in effetti, è sempre di spazio che si parla quando si considerano le opere di Arnaldo Pomodoro. Spazio creato, spazio occupato, spazio modificato. Le sue sfere, la prima delle quali è stata realizzata nel 1963, sono oggi sparse in tutto il mondo e sono perfettamente integrate nell’ambiente che occupano e rappresentano esse stesse uno spazio autonomo. Sono cristalli, nuclei, occhi o fuochi, dice il loro creatore, comunque universi che si sprigionano nello spazio ma che in se stessi si concludono.

E sarà lo spazio, ancora una volta, protagonista dell’antologica con cui Milano ha intenzione di celebrare Arnaldo Pomodoro. Il ciclo di esposizioni durerà dal 30 novembre 2016 al 5 febbraio 2017 e sarà strutturato come un percorso che toccherà quattro diverse sedi. Innanzitutto, Palazzo Reale dove saranno esposte trenta opere dello scultore e la Piazzetta Reale dove i visitatori potranno ammirare l’environment “The Pietrorubbia Group”, sedi, queste, che cercheranno di riassumere il percorso di ricerca dell’artista dal 1955 ad oggi. L’itinerario, proseguirà poi alla Triennale di Milano e alla Fondazione Arnaldo Pomodoro dove dei progetti visionari introdurranno gli spettatori al rapporto con il mondo dell’architettura, e si concluderà al Museo Poldi Pezzoli con 16 modellini scenici alla scoperta dell’universo teatrale.

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