La stimolazione cognitiva, conosciuta anche come CST, acronimo di Cognitive Stimulation Therapy, è una terapia non-farmacologica che ha l’obiettivo non tanto di eliminare la malattia, quanto di contrastare il suo progredire stimolando e riattivando tutte le funzioni cognitive non ancora intaccate dalla demenza e dall’Alzheimer.

stimolazione cognitiva anziani

Una nuova arma per la guerra non farmacologica all’Alzheimer

La partecipazione da parte dell’anziano a sessioni di stimolazione cognitiva non è altro che una forma di coinvolgimento in compiti ed attività che possano rallentare il decorso della malattia impegnando le funzioni cognitive non ancora compromesse. È inoltre un modo per fornire all’anziano nuove strategie compensative per affrontare la quotidianità risolvendo tutti quei problemi che possono insorgere a causa della malattia.

Dunque, la stimolazione cognitiva non è altro che un tentativo di ridurre i momenti di inattività dell’anziano e il suo ritiro sociale attraverso semplici esercizi ed attività a tema volte a mantenere le capacità residue, a migliorare la sua relazione con l’ambiente esterno, a suggerire delle strategie per meglio vivere nel quotidiano e a favorire un completo adattamento alla nuova condizione di disabilità.

La stimolazione cognitiva: l’approccio di Ca’ Vio

Ed è proprio la stimolazione cognitiva il nuovo progetto proposto all’interno della casa di riposo Ca’ Vio di Venezia-Cavallino a partire dal mese di ottobre. Si tratterà di incontri mono settimanali di circa 45 minuti ciascuno suddivisi in tre momenti. A guidare le sessioni terapeutiche saranno presenti la psicologa e gli educatori, mentre gli ospiti della residenza scelti per il progetto di stimolazione cognitiva sono anziani senza deficit né visivi, né uditivi, che mostrano un’omogeneità per quanto riguarda il decorso della malattia, ma soprattutto con una buona propensione al contesto sociale.

Una sessione di stimolazione cognitiva

Le sessioni di stimolazione cognitiva, infatti, cominciano con un momento di accoglienza durante il quale fin da subito si ha come obiettivo quello di creare un gruppo il più possibile coeso con la scelta di un nome e di una canzone che possa rappresentare i suoi membri e che verrà cantata sia all’inizio che alla fine delle attività a tema. Si procede, poi, con degli esercizi di orientamento. Dopo di che si può entrare nel vivo della sessione con le attività a tema che si articola in giochi fisici oppure intellettuali, a esempio giochi e quiz con parole e numeri e associazioni di significati, ma anche attività con un approccio più pratico e concreto come, ad esempio, l’utilizzo del denaro e le discussioni di attualità. Non mancano attività di tipo creativo e momenti di ricordo come, ad esempio, racconti legati all’infanzia, per offrire un ventaglio assolutamente completo. Al momento di salutarsi, poi, si ricanta la canzone scelta per rappresentare il gruppo, mantenendo lo spirito di solidarietà e coesione presente fin dall’inizio.

I benefici relazionali della stimolazione cognitiva

Infatti, uno dei benefici più profondi che il paziente possa trarre dalle sessioni di stimolazione cognitiva è sicuramente di tipo sociale, dal momento che trattandosi di una terapia che propone attività di gruppo ha come necessaria conseguenza il mutuo aiuto. All’interno dei vari quiz, infatti, ogni membro può trovare la sua specialità e aiutare il compagno quando questo dovesse trovarsi in difficoltà, sapendo di poter richiedere e ricevere lo stesso aiuto al momento del bisogno. Questa reciprocità dell’aiuto fa ritrovare all’anziano il piacere di essere parte di un gruppo all’interno del quale si ha un ruolo attivo e non ci si debba colpevolizzare per una mancanza perché si ha la certezza di poterla compensare con una capacità.

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